Il paywall in un sito è possibile?
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Ora premesso che trovo la GDPR artificiosa e non rispetta la realtà per molti.
Questo perchè il sito/blog di informazione è l'anello debole della catena, il gestore del sito che paga pegno se ci sono dei problemi, mentre sui dati quelli che ci traggono i veri profitti sono altri.
Quindi la domanda mi sorge spontanea se il paywall è legale, lo fanno i grandi giornali quali passi deve fare un sito per attivarlo?
Mettere un paywall del tipo accetta o paga 1 euro per navigare sul sito 24 ore sarebbe utile.
Il problema vero è del tipo fiscale, dopo il sito entra nel commercio e non ho idea che direzione prenderebbe dal lato burocratico per la registrazione dell'attività. -
Personalmente non sono sicuro che i paywall rispettino le normative, il Garante italiano non si è ancora espresso e non è stato trovato un approccio univoco in Europa.
Detto questo la parte fiscale andrebbe studiata con un commercialista, in linea teorica il paywall viene implementato per gli annunci pubblicitari di vari fornitori, per cui fiscalmente il sito dovrebbe essere già a posto, ovvero partita Iva e tutto il resto. -
Nel momento in cui esponi pubblicità e hai dei ricavi, per esempio da adsense, oppure dei banner tuoi dove qualcuno ti paga per esporre il proprio marchio, devi obbligatoriamente avere una partita iva per poter registrare i ricavi.
Quindi se è un sito "privato" va visto prima di tutto la convenienza di aprire una partita iva. Non è questione di burocarazia ma di fiscalità. Un sito web è di fatto un esercizio aperto 24/24.
ll discorso paywall su un sito che non sia una testata giornalistica rientra nel concetto espresso prima, se ti porta dei guadagni devi essere in regola. -
Luca io credo che il paywall sia giustissimo, nel senso che entri nel mio sito e devo avere anch'io delle possibilità di scegliere cosa offrire gratis.
@pstrada la partita iva non penso sia obbligatoria, nel senso che se sono autore di un mio sito e il testo sono contenuti miei e c'è un adsense che mette la pubblicità è il ricavato di una mia opera dell'ingegno, come dire il sito è mio e ci faccio un ricavo.
Come chi fa un libro e lo autopubblica, mica ha una partita iva.
Sicuramente è obbligatorio fare la denuncia dei redditi.Oggi con la partita iva agevolata poi, un giovane ha sicuramente un vantaggio enorme anche con entrate modeste.
Il paywall però è difficile da gestire e non riesco ad immaginarlo, come privato penso che uno dovrebbe aprire una società o partita iva come editore e quindi gestire tutte le iscrizioni.
Una roba pazzesca.
Mentre se ci fosse un servizio tipo adsense che consenta i banner e le iscrizioni gestendole sulla piattaforma sarebbe ottimo e consentirebbe di mantenere la propria posizione. -
Non sono un commercialista, ma il sito è un'attività h24, che io sappia i ricavi pubblicitari dal sito non possono rientrare come attività occasionale, nè tantomeno google ti farà mai una ritenuta d'acconto. Su questo tema non darei nulla di scontato, se non la parola di un commercialista (devo sentire il mio nei prossimi giorni e gli porrò la questione). L'alternativa a quello che hai in mente può essere un'iscrizione a pagamento (ci sono componenti che lo fanno), ma in ogni caso devi avere una forma giuridica diversa dalla persona fisica per gestire i ricavi, che siano abbonamenti e/o adsense.
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@Franco il discorso non è se sia giusto o sbagliato, ma se è conforme alla normativa europea. La normativa ad esempio indica che il consenso deve essere granulare, ovvero che l'utente possa scegliere di accettare uno o l'altro tipo di consenso o anche tutti in base alle preferenze. Il paywall usa una formula o accetti tutto o ti abboni.
In questo senso il garante autriaco ha espresso dei dubbi, ha affermato che questa scelta non offre agli utenti una vera libertà di consenso. Ad oggi nessun garante ha espresso delucidazioni normative precise.
I cookie poi ricadono all'interno del GDPR, ma sostanzialmente sono normati dalla direttiva EPrivacy, direttiva che non contempla il legittimo interesse tanto per dirne una.
Insomma siamo in un limbo dove potrebbe valere tutto ed il contrario di tutto, ma ad un certo punto potrebbe cambiare lo scenario e i Paywall così come sono ora non saranno più a norma.Per quanto riguarda la partita iva, la normativa italiana indica che debba essere utilizzata per attività continutative a prescindere dall'entità dei ricavi, per definizione un sito è pubblicato 24/24 h 7 giorni su 7, per cui la partita iva si è obbligati ad aprirla.
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Io direi che il nodo è tutto li, è giusto o non è giusto, tutti i diritti da un lato e i doveri dall'altro.
Poi dal lato pratico è Google che trae i profitti e il sito ne deve rispondere.
Se il sito e i contenuti sono di l'ha costruito allora deve avere dei diritti e non solo dei doveri o sbaglio? -
@Franco sbagli, il nodo è essere conformi alle normative.
Non si tratta del proprio sito, ma di dati personali di terzi e di come vengono utilizzati.
La normativa sui cookie non contempla il legittimo interesse.
Alla fine ci sono modi diversi di guadagnare, ad esempio un tot di articoli riservati con un sistema di abbonamento senza utilizzare adsense o simili.
È più difficile perché bisogna creare contenuti di valore ma è perfettamente in linea con le normative. -
@Lucantropo però va bene il rispetto della legge, ma se non tutela i nostri interessi la legge va criticata e migliorata.
Non è possibile subire tutto in silenzio. -
@Franco in realtà questa legge è volta a tutelare i soggetti più deboli, ovvero gli utenti finali che danno in pasto dati personali a soggetti terzi con una notevole forza economica, Google adsense ad esempio.
Il problema si risolve non utilizzando sistemi di ads di terze parti che utilizzano i dati personali in territorio extra europeo.
Si trovano dei clienti a cui si vendono spazi pubblicitari che non generano cookie di profilazione.
Tra l'altro forse è più remunerativo di Adsense che mediamente genera 1 euro ogni 1000 visitatori o ogni 2500 pagine visitate. -
@Lucantropo concordo che uno sponsor diretto sarebbe la scelta migliore e joomla con il suo modulo banner integrato consente di gestirli.
Però se nel sito ci lavorano in pochi ti trovi che lo sponsor vuole dei dati, dei report e non sai se è contento, la complessità aumenta e non è più solo metto un banner e basta.
Mentre se lo sponsor va su google ads può tracciare tanto. Inoltre personalmente nella pagina pubblicità ho consigliato di usare google ads e di scegliere il sito che gestisco... le entrate sono molto più di 1 euro
Joomla è fantastico ha anche la gestione della privacy che consente all'utente di chiedere la cancellazione dei dati, bene gli cancello quello che ho sul sito e lui è contento.
Ma non sa che i banner hanno salvato le loro informazioni, le statistiche hanno le loro informazioni, il browser ha le sue e se stanno navigando da cellulare anche il cellulare condivide le sue.
E io che ho un sito dove quello che mi interessa è sapere se cercano informazioni su pluto o paperino passo per il cattivo.
La GDPR deve essere più semplice per i siti web come tutto ciò che ruota attorno a un sito, altrimenti tutti si rifugiano a farsi pagine social che sono di proprietà del social.
Io seguo il settore degli infermieri e tanti hanno aperto e chiuso perché la complessità normativa non li faceva stare tranquilli e come dire era "più la fatica che il gusto". -
Il sistema di banner di joomla consente di ottenere statistiche su visite e click.
Se configuri correttamente il gdpr (tramite estensioni specifiche a pagamento) e la consent mode i dati vengono anonimizzati, francamente faccio un po' fatica a capire qual'è la tua reale necessità e/o eventuali problemi da risolvere sui quali tecnicamente possiamo aiutarti.
Proporrei di chiudere questo post e se hai questioni più di dettaglio aprirne altri, altrimenti rischiamo di divagare su temi che con Joomla c'entrano fino a un certo punto. -